“Avevo paura della paura”: la storia di Margherita che ha superato gli attacchi di panico
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Almeno una volta nella vita può capitare di soffrire di attacchi di panico. Margherita ci ha raccontato la sua storia, di come quest’evento abbia influenzato tutta la sua vita e di come sia riuscita ad affrontare la paura grazie alla terapia EMDR. Quali sono le cause e cosa fare quando arrivano lo abbiamo chiesto alla psicologa Eleonora Iacobelli.
“Ero in macchina con una mia amica, non ricordo dove stavamo andando, le stavo raccontando i miei progetti lavorativi, quello che avrei fatto nei mesi successivi, e all’improvviso ho iniziato ad avere difficoltà a respirare e un fortissimo dolore al petto. Una sensazione spaventosa. Mi sentivo fuori da me, mi chiedevo cosa mi stesse succedendo, sentivo che la mente era fuori dal mio corpo ma che non ero in grado di gestirlo. È stato inaspettato e terrificante”. L’attacco di panico arriva così all’improvviso, senza avvisare. In una situazione di tranquillità come quella in cui si trovava Margherita (nome di fantasia). “Se fossi stata meno giovane avrei pensato di avere un infarto in corso – continua – Ma era evidente che si trattava di qualcosa di psicologico. Avevo già sentito parlare di attacchi di panico ma non mi era mai capitato di soffrirne”. Difficoltà a respirare, senso di oppressione, tachicardia, sudorazione, sono i sintomi più comuni degli attacchi di panico. Compaiono in un’escalation che provoca una paura e un’ansia crescente in chi lo sta subendo. “Un attacco di panico è un momento di ansia acuta, caratterizzato da specifiche manifestazioni sintomatiche” ha spiegato a Fanpage.it la dottoressa Eleonora Iacobelli, psicologa, psicoterapeuta e presidente dell’EURODAP (Associazione Europea per il disturbo da attacchi di panico). Oltre ai sintomi già citati in alcuni casi si possono presentare anche una sensazione di ottundimento a livello cerebrale e uno sbandamento della vista. “A volte avviene anche un vero e proprio fenomeno dissociativo: la persona che ha un attacco si sente fuori dal proprio corpo, si vede dall’esterno, oppure sente il distacco dalla realtà”.
L’ansia anticipatoria
Chi ha avuto almeno una volta nella vita un attacco di panico sa bene cosa è l’ansia anticipatoria. Dopo il primo attacco il timore che possa arrivarne un altro, di essere di nuovo travolti quest’ondata di emozioni negative è grande. “Ho iniziato ad avere paure di rimettermi alla guida, ero terrorizzata dal fatto che potesse ricapitarmi. Avevo paura della paura – racconta Margherita – E ovviamente questo ha comportato dei grandissimi cambiamenti nella mia vita: non guidando più dovevo essere accompagnata sempre da qualcuno. Ma soprattutto non mi sentivo più sicura, ero spaventata e in balia degli eventi”. L’ansia anticipatoria rende le persone che ne soffrono estremamente vulnerabili, e può diventare anche invalidante. “Le persone tendono a evitare luoghi o situazioni che la prima volta hanno scatenato l’attacco. Ma in realtà non è detto che dopo un attacco ne arrivi un altro” spiega la psicologa. Una soluzione che sul momento può sollevare la vittima del panico, ma che nel lungo periodo può portare invece altri problemi. “L’evitamento provoca un abbassamento dell’autostima e aumenta le probabilità di un ritorno degli attacchi di panico. Per questo è sempre consigliabile affrontare delle situazioni, consapevoli del rischio, anziché evitarle”.
Cosa fare se arriva un attacco di panico
“In quel momento ero in balia della situazione, la mia amica era spaventata quanto me. Io non ero in grado di contenere quest’angoscia. È durato soltanto tre minuti, ma mi sono sembrati un’eternità”. Gestire un attacco di panico, soprattutto per chi non l’ha mai avuto, non è cosa da poco. “Bisogna evitare di entrare in un pensiero ossessivo del tipo “Sto morendo”, “Cosa mi sta succedendo”. – spiega la psicologa – Dobbiamo aiutarci con la respirazione profonda, diaframmatica. Durante un attacco di panico è scientificamente provato che c’è un aumento di anidride carbonica nel nostro cervello che a sua volta aumenta il livello di adrenalina responsabile di quella sensazione di pericolo incombente”. Per questo la respirazione diventa essenziale anche a livello fisiologico. “Respirando profondamente riusciremo anche a eliminare l’anidride carbonica in eccesso”. E poi è necessario distogliere la mente dal panico. “Sembrerà banale ma distrarsi aiuta. Per esempio un buon metodo è iniziare a contare possibilmente aiutandosi con le dita. In questo modo occuperemo entrambi gli emisferi cerebrali (semplificando possiamo dire che il destro è quello sensoriale che si attiva con il tatto, mentre il sinistro, quello cognitivo, si attiva con l’atto del contare). Quest’azione apparentemente così semplice si rivela un ottimo palliativo perché ci ci impedisce a livello pratico di andare dietro al pensiero ossessivo che non fa altro che alimentare l’ansia”. Evitiamo sigarette, tè, caffè e ginseng. “Si tratta di sostanze eccitanti che provocano un aumento del battito cardiaco e hanno l’effetto opposto. Anche la sigaretta che pensiamo sia in grado di rilassarci, ha invece un effetto eccitante”. Cerchiamo invece di trovare un luogo tranquillo, comodo, sediamoci con il torace ben aperto per favorire la respirazione e aspettiamo che passi. “Un attacco può durare dai 40 secondi ai 30 minuti. Quando è lungo ha un picco molto intenso per poi iniziare a scendere. Ma dobbiamo ricordarci sempre che per quanto terrorizzante possa essere di attacchi di panico non si muore”.